Quando Marco ha deciso di sposarsi e di fare la proposta alla sua fidanzata voleva che quel momento fosse speciale. Stava vivendo una particolare speranza: quella che alberga nel cuore di tutti gli aspiranti sposi e che vogliono rendere quella serie di istanti indelebili e, anche per questo, semplicemente perfetti.
Marco, dopo gli anni di fidanzamento, aveva maturato che era giunto il tempo di fare quel passo. Perché ci credeva lui e perché ci credeva lei. Un passo apparentemente semplice ma personalmente e socialmente fondamentale; di quelli che si immaginano siano irreversibili e che segnano la vita tanto da porre dei limiti: prima e dopo.
Ma c’era appunto da organizzare la proposta. Di idee ne aveva tante, tantissime, da quelle più scenografiche e spettacolari a alle più semplici e sobrie di inginocchiarsi con la classica scatola con l’apertura a scatto e sussurrare la fatidica domanda: mi vuoi sposare?
Marco passò settimane intere a immaginare quel momento e a ragionare su come renderlo reale. L’aspetto più complicato fu nascondere, soprattutto con la sua fidanzata, la voglia incolmabile di dirle che sì, aveva deciso di chiederle di passare insieme il resto dei loro giorni.
Un grande giorno normale
Per le occasioni speciali si vorrebbe sempre fare le cose in grande, ma se si tratta di sorprese è necessario anche mantenere un basso profilo. Sia personale che ambientale, perché quando vuoi organizzare qualcosa di unico devi pensare anche ai dettagli e alla scelta del luogo. Eh sì, perché anche l’ambientazione, la scenografia, la fotografia (se volessimo utilizzare dei parallelismi cinematografici)
Così Marco scelse un normale sabato pomeriggio, uno di quelli che solitamente lui e la sua fidanzata avrebbero trascorso abitualmente. Un invito per passare un po’ di tempo insieme, magari passeggiando per il parco della loro città.
Se tutto fosse andato per il verso giusto (e in questi casi è consigliabile prevedere sempre un “piano b”) quella sarebbe stata il giorno, il luogo e il momento adatto per farle la proposta di matrimonio.
Quando sai che devi fare qualcosa di speciale ti rendi conto della straordinarietà dell’ordinario: mangiare, vestirti, uscire di casa, guidare, ascoltare le tue canzoni preferite, vedere la tua città e il tuo quartiere scorrere dal finestrino dell’automobile. Stava per formalizzare il suo desiderio di amore e pensava ad altro. Marco sorrise.
Il sole sorge al tramonto
Marco e Sabrina camminarono per un po’, parlando del più e del meno, sforzandosi, lui, che fosse un pomeriggio come gli altri e provando, lei, a decifrare quella insolita incapacità da parte del suo fidanzato di riuscire a completare un discorso, una frase, un pensiero.
Poi il tramonto. Era quello il momento.
Marco prese lo zainetto che portava sempre con sé. «Fermiamoci un attimo» le disse.
Estrasse quindi un quaderno ad anelli e lo aprì a metà, mentre piegava il ginocchio destro e guardava gli occhi di Sabrina cercare di comprendere cosa stava succedendo. Non che ci fosse motivo di dubitare, ma perché questi momenti, per quanto sognati da tempo, vanno sempre oltre l’immaginazione.
Dopo un abbraccio e un bacio che superò i confini del tempo, non per la durata ma per l’intensità e il trasporto che li aveva accompagnati, chiusero il quaderno e Sabrina vide che sulla copertina c’era incisa una data.
La data del loro matrimonio.
Marco aveva deciso di farle la proposta con quel libro degli ospiti che solitamente si utilizza il giorno del matrimonio. Scrivendo lui a mano, nelle pagine centrali, quella domanda che solo a pensarla e a scriverla, figuriamoci a pronunciarla, mette i brividi: mi vuoi sposare?
Solo dopo, tornando alla macchina, sorrisero di quello che era accaduto e di come Marco stesse anche inciampando mentre si inginocchiava.
Forse non fu tutto perfetto, ma la perfezione è troppo spesso asettica, priva di emozioni. Rimasero a lungo in silenzio; l’eloquenza di quel sì pronunciato con una voce tremante per l’emozione fu più espressivo ed efficace di qualsiasi altro discorso.