Il successo di un’attività, qualunque essa sia, passa prima di tutto dalla cura dei dettagli o da quelli che possono sembrare tali. Nel mondo della ristorazione sono sicuramente essenziali la qualità del cibo, la pulizia e l’eleganza della location, la competenza e la gentilezza del personale di sala. Il segreto per fare la differenza, soprattutto di fronte a un’agguerrita concorrenza, è saper stupire i propri clienti, mostrando loro interesse e comunicandogli che tutto quello che accade quando sono seduti al tavolo non è casuale, ma voluto. Perché, quindi, non valorizzare e personalizzare la carta dei vini? La soluzione utile per mostrare le bottiglie di vino disponibili, ma anche un modo per far appassionare il cliente, fornendogli informazioni utili per la scelta che deve compiere, facendolo innamorare del vino prima ancora di poterlo gustare.
Carta dei vini: non è una semplice lista di etichette
Girando per ristoranti, pub, enoteche, locande e varie tipologie di locali a chiunque è capitato di avere tra le mani la carta dei vini. Perché i clienti possano leggere la carta dei vini è importante che sia scritta bene. Deve comunicare, prima ancora di vendere. Troppo spesso, invece, questo menu è una semplice lista dei vini disponibili con indicato il prezzo, ovviamente, e al massimo la gradazione alcolica. Troppo poco e molto male; un menu dei vini di questo tipo è povero di contenuti, creatività e capacità comunicativa. Vediamo insieme qualche trucco per dare personalità a una carta dei vini.
Come si compila una carta dei vini
Un primo aspetto da considerare è il supporto. Se il mezzo è il messaggio (per dirla con il celebre sociologo Marshall McLuhan), per un menu dei vini all’altezza della situazione è fondamentale partire dalle basi. Una buona idea può essere quella di orientarsi verso una carta dei vini in legno, sobria, elegante e personalizzabile. Da bandire assolutamente fogli spiegazzati, menu illeggibili o in evidente stato di decomposizione.
Dopo aver scelto il supporto è utile impostare il modello della carta dei vini, con un font chiaro e leggibile e le informazioni scritte in maniera comprensibile. Bisogna andare all’essenziale; descrizioni troppo lunghe e complesse possono essere fuorvianti. Spesso i clienti non sono dei sommelier e devono essere guidati nella scelta della bottiglia migliore per quello che vorranno mangiare.
Il cibo, appunto. L’altro errore (troppo diffuso) è quello di considerare i vini separatamente dal cibo, come fossero un accessorio e non parte integrante del pasto. Questo aspetto riassume anche l’identità del locale. Qual è, infatti, il target di riferimento? Per quale tipo di locale bisogna preparare la carta dei vini? Un ristorante di lusso, una trattoria, un pub più giovanile o un’enoteca professionale? Dalle risposte a queste domande e dal tipo di piatti che verranno serviti, andrà fatta un’attenta selezione dei vini da inserire nel menu.
Un consiglio è quello quindi di proporre degli abbinamenti, specificando quali bottiglie esaltino meglio le varie pietanze presenti sul menu. Una buona carta dei vini deve essere coerente con il livello del ristorante anche nel numero delle bottiglie proposte. Né poche ma nemmeno troppe. Tutto dipende dal target di riferimento e il giusto equilibrio lo si trova nella competenza del ristoratore.
Vini da portata, vini dolci, bollicine, vini biologici e quant’altro; bisogna dare ordine al menu in modo da trovare sempre quello che si sta cercando.
Non c’è solo la carta dei vini
L’importanza di questo menu è fuori discussione, ma per accompagnare i clienti nella scelta della migliore bottiglia da sorseggiare durante il proprio pasto c’è anche altro. Il consiglio del personale di sala è fondamentale, perché è capace di entrare in empatia con il cliente, cogliere i suoi desideri, le sue incertezze e proporgli il tipo di vino desiderato, soprattutto quando non si è in grado di trovarlo da soli.