Prendiamo in prestito uno dei principali precetti del diritto romano “a ciascuno il suo”, per parlarti di inchiostro per timbri: parallelismo forse azzardato ma dipende dai punti di vista.
Se ci pensi, ogni cosa viene accostata a un’altra in base a determinate caratteristiche. Se parliamo di timbri, dobbiamo parlare anche di inchiostri adatti alle varie tipologie di timbro.
La storia si scrive anche con fiumi d’inchiostro
Dal carbone di nocchio di pino sminuzzato e poi stemperato all’inchiostro che conosci oggi, ne è passato di tempo…
Agli Ateniesi – noti per essere stati grandi inventori – si deve l’inchiostro fatto con le bucce dell’uva, il tryginum.
Plinio il Vecchio, invece, parla di un inchiostro fatto con la fuliggine di un legno resinoso, la toeda.
Dobbiamo arrivare però al XIV secolo, in Olanda, per attribuire a L.J. Coster (un inventore spesso menzionato come il rivale di Gütenberg) la creazione dell’odierno inchiostro.
E il colore?
Chi aveva la fortuna di nascere re o imperatore, poteva scrivere con un bellissimo inchiostro porpora, ottenuto con il sangue di un mollusco e conchiglie sbriciolate.
In generale, veniva usata la toeda, oppure si usava il sangue di alcuni pesci, sempre per ottenere il colore nero.
Dopo questo breve excursus storico, cerchiamo ora di capire come è fatto il nostro inchiostro per timbri.
Inchiostri per timbri: ce n’è di tutti i tipi!
Innanzitutto, bisogna distinguere tra gli inchiostri per timbri metallici e quelli per timbri di gomma.
Per i primi si utilizzano inchiostri “grassi”, prodotti mischiando l’inchiostro da stampa con degli olii non siccativi o della glicerina.
Se in casa hai dell’olio di lino o di ricino, li puoi mescolare con dei pigmenti colorati e creare da te l’inchiostro.
Per i timbri di gomma, invece, l’inchiostro è composto da pigmenti o da coloranti artificiali solubili.
Gli inchiostri composti da pigmenti si producono amalgamando il pigmento con la glicerina e l’addensante. Se vuoi creare inchiostri con coloranti artificiali, invece, devi diluire in acqua il colorante e aggiungere l’addensante più la glicerina.
Oggi si possono trovare davvero molte varietà d’inchiostro per timbri, così da accontentare tutti.
Gli inchiostri creati con i coloranti sono:
- a base d’acqua, non resistono alla luce e tendono a sbiadire, ma sono ottimi per la stampa su poster e cartelli;
- waterproof (resistenti all’acqua), non stingono e sono più difficili da togliere;
- più economici di quelli pigmentati.
Per quanto riguarda i tamponi per timbri, il lino è il materiale più usato, ma anche la spugna e il feltro offrono un buon supporto.
Gli inchiostri a base di pigmenti sono:
- più densi e con una base di glicerina;
- più resistenti alla luce e all’umidità;
- costosi da produrre.
I tamponi per timbri adatti a questo tipo d’inchiostro sono fatti di spugna.
Due “tipi” particolari
Ci sono altre due tipologie da ricordare: l’inchiostro per timbri Distress e l’inchiostro simpatico.
Gli inchiostri Distress sono a base d’acqua, atossici e si trovano in tantissimi colori.
Se ami lo stile vintage, gli inchiostri di questo tipo fanno al caso tuo, perché sono perfetti per “invecchiare” i biglietti o le fotografie.
L’inchiostro simpatico è un inchiostro che viene reso visibile solo a contatto con il calore o con l’utilizzo di agenti chimici. Usato anche nello spionaggio, puoi riprodurlo facilmente in cucina, grazie al succo del limone o della cipolla.
Hai visto i nostri favolosi inchiostri? Provali adesso.